Sequestro IAS: Intervenire subito per evitare il default delle aziende dell’area industriale

Il sequestro da parte della magistratura siracusana del depuratore IAS agita i politici nostrani. La paura è che il provvedimento possa tramutarsi nel colpo di grazia per una zona industriale già in crisi per svariate motivazioni.

L’ex assessore regionale Bruno Marziano esprime preoccupazione anche se evita di scagliarsi contro il provvedimento dell’autorità giudiziaria: “Premesso che la Magistratura  non solo ha il diritto ma anche il dovere di intervenire  nei casi in cui individua ipotesi di reato di qualunque natura, amministrativo, penale, ambientale, etc,  la vicenda ha però delle ricadute talmente importanti da obbligare tutti, magistratura  compresa, a trovare le soluzione per evitare che l’ipotesi di disastro ambientale e possa seguire un certissimo disastro  economico e sociale. La chiusura dell’impianto IAS comporta infatti quasi nell’immediato il blocco di tutte le attività produttive di uno dei più importanti poli industriali d’Europa, che contribuisce, per altro, fortemente nelle forniture energetiche di tutto il paese “.

Per bruno Marziano che si dischiara disponibile a farsi promotore di ogni iniziativa è necessario, come si è fatto in altri casi simili, come per l’Ilva di Taranto, coinvolgere tutti i soggetti interessati nella individuazione   di una soluzione, nel rispetto delle norme di legge e delle procedure per evitare il blocco delle attività industriali e la conseguente inevitabile crisi economica.

“Per quanto ci riguarda il PD siracusano farà tutto quello che è necessario per affrontare per i problemi – conclude Marziano – che attengono alla politica e a procedure burocratiche e autorizzative, in cui come forza di governo possiamo intervenire”.

Stesse preoccupazione sono del deputato regionale di Prima l’Italia Giovanni Cafeo: “Il sequestro da parte della Procura di Siracusa dell’impianto Ias, se da un lato apre interrogativi sul ciclo della depurazione, dall’altro spalanca le porte della chiusura delle aziende del Petrolchimico di Siracusa. Il problema – continua Cafeo – è comprendere dove le aziende del Petrolchimico dovranno conferire i reflui industriali dopo il provvedimento del Tribunale. Di certo, non potranno conservarli in eterno, per questo auspico una rapida soluzione della vicenda. È necessario svolgere gli accertamenti ma è altrettanto indispensabile individuare una via d’uscita rapida perché qui c’è in gioco l’esistenza di un intero settore produttivo, colonna portante del territorio siracusano e siciliano. La zona industriale siracusana – conclude Cafeo – sta già pagando un prezzo alto e rischia di chiudere per via di una Transizione energetica poco sensibile al settore petrolifero e per le sanzioni dell’UE, legate alla guerra in Ucraina, che stanno mettendo in fuga Lukoil”.

Lino Di Tommaso

 

 

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