Siracusa e sport, il perché di una crisi

Albatro in azione al PalaLobello

Anche l’ Albatro ha gettato la spugna. Non è la prima volta. Era già successo nel recente passato. Poi in maniera certosina, dai tempi di Tone Medved, si era ripartiti sino a tornare nel posto che per tradizione spetta alla città.

Ma il caso della società bianconera non è stato l’unico. Il calcio nel 2012, il tennis tavolo con lo scudetto del Città di Siracusa, la mitica Trogylos Priolo, l’ Aretusa Basket, il Kst campione d’ Italia di canoapolo, il calcio a 5 del compianto presidente Pisanello. Sono esempi delle difficoltà di un territorio a mantenere strutture in grado di disputare tornei di livello nazionale. Alla base di tutto, lo sport locale deve recitare altresì un “Mea culpa” perché in diversi casi è mancata una vera programmazione, e in altri pur investendo ingenti somme, sono mancati i risultati da un punto di vista tecnico.

Serve resettare e creare una classe dirigente più competente, più in linea con i tempi, che intenda lo sport in maniera diversa. La passione seppur fondamentale, da sola non basta più. Servono azioni sinergiche in grado di attirare sponsor promuovendo in primis il territorio. È in questo percorso anche la classe politica dovrà fare la sua parte .

Molte delle realtà prima citate si sono basate esclusivamente sull’entusiasmo del nomento dei dirigenti. Una volta scemato, e con una programmazione assai approssimativa, ecco l’ inevitabile crisi.

Questa testata, vista la sua  mission, auspica a breve che si possa organizzare un forum, una sorta di “stati generali dello sport” per proporre soluzioni ed evitare ulteriori perdite.