Sport e turismo, “l’autogol” della pallanuoto

Un’occasione persa per il movimento e per tutti quelli che amano la pallanuoto. La pandemia che, indubbiamente, ha condizionato la stagione, aveva dato la possibilità a tutti di giocare a mare. Molti addetti ai lavori si erano espressi in maniera positiva, e visti i costanti miglioramenti della curva epidemiolgica, le condzioni per giocare a luglio e agosto c’erano tutte. Ne avrebbe beneficiato anche il turismo, altro comparto che sta notevolmente soffrendo. Ne avrebbe beneficiato la stessa pallanuoto che, ed è bene ricordarlo, è nata proprio a mare. E la nostra città ne è un chiaro esempio. Pur avendo a disposizione 7900 chilometri di coste italiane disseminate di bandiere blu e siti di straordinaria bellezza, la Federazione ha preferito fermare tutto.

Non così da parte di chi, veramente, crede in questa disciplina. A cosa ci riferiamo? Alla Keel Beach Waterpolo Cup che, quest’anno, sbarca sul mare Adriatico. Disputata sempre in Serbia, quest’anno grazie a due “promoter” olimpici come Ivan Buljubasic e Andrija Prlainovic, si giocherà anche in mare, a Gradac (Croazia) e Herceg Novi (Montenegro). E coinvolgerà anche gli juniores. Lo stesso format poteva essere ripetuto anche a queste latitudini. Non mancavano i siti, non mancavano eventuali testimonial per la gioia e il divertimento, soprattutto, dei bambini che dovrebbero rappresentare il futuro e la crescita del movimento pallanuotistico.

Agli appassionati italiani, siracusani in primis, resterà il maxi collagiale “blindato” del Settebello. Ecco perchè la pallanuoto rimane uno sport per “pochi” e non per tutti.