Operazione “Mater familias”,debellata piazza di spaccio ad Avola. 9 misure cautelari

Gli agenti del Commissariato di P.S. di Avola, diretti dal Commissario Capo Dott. Pietro Vittorio D’Arrigo, chiudono la nota piazza di spaccio di via Miramare con un nuovo blitz. L’odierna operazione “Mater Familias” sussegue l’Operazione “Gemini”, quest’ultima eseguita nel marzo ultimo scorso, inerente sempre al traffico di sostanze stupefacenti.

50 agenti della Polizia di Stato hanno dato esecuzione, ottemperando all’Ordinanza emessa dal GIP, alla misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 soggetti (di cui un minorenne), collocamento in comunità nei confronti di una minore di anni 18 e la misura del divieto di dimora nel comune di Avola nei confronti di un altro soggetto.
Nello specifico, gli stessi risultano indagati per il delitto di “Produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope” aggravato, per avere, in concorso tra loro, organizzato relativa attività di approvvigionamento, suddivisione in dosi e spaccio dello stupefacente del tipo cocaina, hashish e marjuana.
Inoltre, il vertice di detta organizzazione, una donna di 34 anni, si serviva del contributo materiale e morale degli altri familiari che materialmente cedevano al minuto lo stupefacente assicurando la propria prestazione “lavorativa” dalle prime ore del mattino fino a notte inoltrata. Detta attività, perpetrata in modo così continuativo e quotidiano, ha dato vita ad una “piazza di spaccio” in cui sono state riscontrare più di 180 cessioni giornaliere con conseguenti ingenti profitti economici, nell’ordine di diverse migliaia di euro al giorno.

L’articolata attività investigativa espletata dal Commissariato di Avola ha consentito di ritenere che la piazza di spaccio oggetto di indagine fosse gestita dalla donna di cui sopra riconosciuta inequivocabilmente quale leader indiscusso del gruppo criminale. Infatti, la “Mater Familias” curava interamente l’organizzazione e la gestione di tutta l’attività, garantendo il perfetto funzionamento “dell’impresa familiare”.
La stessa si è occupata in prima persona delle cessioni, del trasporto, dell’occultamento e del rifornimento dello stupefacente. Curava, in virtù del ruolo verticistico ricoperto, il rapporto con i fornitori, la gestione finanziaria prodromica all’acquisto delle partite di stupefacenti, la retribuzione dei propri collaboratori, il recupero dei crediti concessi agli assuntori, il monitoraggio dello stupefacente residuo ed il fabbisogno quotidiano della piazza di spaccio. Infine, forniva chiare disposizioni che dovevano essere ottemperate all’intero gruppo criminale a lei dipendente, servendosi anche dell’ausilio dei figli minorenni.
Nelle ipotesi in cui “la titolare” risultava assente, rivestiva tali ruoli il giovane genero, il quale per ogni operazione doveva essere sempre preventivamente autorizzato dalla donna.
L’illecita impresa gestita dalla “Mater Familias” aveva un’organizzazione capillare ove ogni membro del nucleo rivestiva una peculiare funzione essendo impiegati i suoceri, cognati e, finanche, i figli più giovani. Quest’ultimi, tutti minorenni, svolgevano il compito di ricevere le forniture dello stupefacente occupandosi finanche dell’occultamento e del trasporto dello stesso. L’attività di trasporto era sovente affidata a loro col fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine stante la giovane età anagrafica e lo status di incensurati. Infine, il figlio più grande si è adoperato nel reperimento di un’arma comune da sparo che deteneva, con l’assenso della madre, all’interno della propria abitazione.
Le molteplici cessioni dello stupefacente avvenivano presso il domicilio della famiglia tramite un sistema stile “take away”. Difatti, gli avventori parcavano l’auto in una piccola via retrostante l’abitazione ove, avvicinandosi ad una persiana semichiusa, effettuavano “l’ordinazione” introducendo la somma di denaro in una fessura per poi ricevere, immediatamente dopo, quanto desiderato.
La complessa attività imprenditoriale era organizzata in modo tale da poter fronteggiare anche eventuali “rischi di impresa” quali i sequestri della sostanza stupefacente da parte delle forze dell’ordine. Invero, come riscontrato a seguito di ingente sequestro operato dagli agenti del Commissariato di Avola, l’alto livello fiduciario intercorrente tra la “Mater” e il principale “grossista e fornitore” consentiva l’approvvigionamento delle successive partite di droga a credito al fine di compensare le perdite economiche subite con i sequestri e ripianare eventuali passivi.
Il sistema criminale era finanche garantito da alcuni corrieri messi a disposizione del fornitore. Quest’ultimi, assieme o alternativamente al fornitore stesso, erano in grado di rifornire celermente la titolare dell’attività illecita ogni qualvolta ne avesse fatto richiesta, anche più volte, nell’arco della medesima giornata.
Stamani, alle prime ore dell’alba, il Commissariato di P.S. di Avola -con la collaborazione della Squadra Mobile e del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica di Siracusa, nonché del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale Catania, e con l’ausilio delle Unità Cinofile Antidroga della Guardia di Finanza- hanno effettuato un Blitz raggiungendo le abitazioni dei 9 indagati e sottoponendo 8 i essi in stato di arresto.
Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni delegate dalla AG procedente nei confronti di tutti i soggetti tratti in arresto che hanno avuto esito positivo consentendo di rinvenire, presso l’abitazione degli indagati principali, 1.890,00 euro in contanti di piccolo taglio, nr 3 bilancini di precisone, 699 gr. di hashish suddivisa in panetti e 24 gr suddivisa in dosi, 10,80 gr di marjuana, 20,47 gr di cocaina, nr. 2 proiettili rispettivamente cal. 12 e 38.
Come disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari, gli arrestati sono stati condotti presso le competenti case circondariali provinciali ed extra provinciali.
Infine, nel corso dell’esecuzione delle succitate Misure Cautelari è stato tratto in arresto e condotto in carcere, finanche, il marito della “Mater Familias” alla luce dell’ingente quantitativo di stupefacente rivenuto sopra e per aver violato con molteplici condotte le prescrizioni imposte dalla Misura di Sicurezza a cui era già sottoposto.
Pertanto, data la capillare organizzazione, la – oramai, debellata- piazza di spaccio de qua era diventata un luogo atto a richiamare i tossicodipendenti non solo locali ma di tutta l’area meridionale della provincia aretusea.

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