I Dem siracusani a fianco di Zingaretti ma il segretario cittadino Romano è fuori dal coro

La gran parte dei dirigenti siracusani del Partito Democratico si augura che l’assemblea in programma la settimana prossima respinga all’unanimità le dimissioni di Zingaretti. Il segretario cittadino Santino Romano è invece prudente, intravede scenari ben diversi da quelli descritti dagli esponenti delle altre componenti.

Il primo post pro Zingaretti è del segretario provinciale del PD Salvo Adorno che è esponente di Area Dem: “E’ un momento di sofferenza del PD. Il suo gesto richiama a una piena assunzione di responsabilità da parte di tutti. In una fase di crisi socio economica come quella che siamo attraversando, Zingaretti ci invita a ragionare sul futuro del paese e a non imbrigliare il partito in un inaccettabile gioco di posizionamenti.

Ho piena fiducia in Zingaretti – continua Adorno – e nella sua direzione, ritengo sbagliato il venir meno del suo ruolo, che oggi più che mai è garanzia di un superamento del gioco correntizio e di un dibattito interno libero e democratico.

Auspico che il segretario decida di rivedere la sua posizione e che l’assemblea rifiuti le dimissioni. Il segretario deve continuare a svolgere il suo ruolo con l’autorevolezza e le generosità che lo ha sempre contraddistinto”.

Per Paolo Amenta, Presidente provinciale del PD di Siracusa, e coordinatore regionale di Base Riformista le dimissioni di Zingaretti devono rientrare e l’Assemblea nazionale deve essere pronta a respingerle: “Questo è un momento difficile per il Paese e necessità tutta la serenità e l’unità di un grande partito come il PD per affrontarlo, ci sarà tempo per aprire la fase congressuale. Questo non è il momento di abbandonare la nave. Le dimissioni di Nicola Zingaretti devono rientrare ed eventualmente l’Assemblea nazionale del PD deve essere pronta a respingerle. Il Paese vive una fase difficile dal punto di vista economico e sociale, aggravata dalla forte criticità dell’emergenza Covid e da un piano vaccinale che necessita essere completato nel più breve tempo possibile”.

Per Enzo Pupillo, dirigente regionale e esponente di punta di Area dem, dare le dimissioni per evitare che il partito si laceri in uno scontro interno favorendo il suo rilancio unitario, è un gesto di grande dignità che dimostra amore per la comunità che si dirige. “Qualsiasi segretario, pur di evitare l’immobilismo e i contrasti, dovrebbe anteporre l’interesse del partito alla difesa della sua posizione personale – continua Pupillo -. Non tutti hanno questa sensibilità. Zingaretti in questi due anni ha fatto tornare competitivo il PD. Le scelte che ha fatto sono state condivise dall’intero gruppo dirigente; le relazioni in Direzione Nazionale sono quasi sempre state approvate all’unanimità. Nel 2019 io l’ho sostenuto con convinzione. Mi auguro che l’Assemblea Nazionale del 13-14 marzo svolga un dibattito costruttivo, rilanci un’azione unitaria del partito e respinga le dimissioni di Zingaretti invitandolo a proseguire nell’impegno sinora profuso”.

Un approccio differente e una lettura diversa sono dati da Santino Romano, segretario cittadino del PD ed esponente dell’area dei “Giovani Turchi” da sempre critica con Zingaretti: “Abbiamo appreso dai social le dimissioni del segretario Zingaretti, una mossa inaspettata ma, a mio avviso, molto abile. L’assemblea nazionale del 13 e 14 marzo è stata convocata per dar voce a chi chiedeva un congresso, a questo punto cambierà l’ordine del giorno diventando predominante quello delle dimissioni che sicuramente verranno respinte considerato anche il compattarsi dei ranghi che sta avvenendo in queste ore. È una scelta inaspettata che mi pare motivata da una tensione dentro la sua maggioranza. Quando si riferisce a poltrone e primarie non parla di noi, visto che non ne abbiamo mai chieste. Motivando sempre con lealtà e chiarezza un dissenso sulla strategia che non è certo maturato in queste ultime settimane. Per quanto ci riguarda suggeriamo solo di evitare di replicare la discussione nazionale, e le conseguenti lacerazioni che questa comporterà, sul piano regionale e provinciale”.

Infine Giuseppe Patti: “I due bossoli di Renzi sono andati a segno? Quando entra in pista la safety car in un gran premio di formula uno i distacchi si annullano e si ricomincia da zero, ed è quello che è accaduto alla Politica italiana nelle ultime settimane, con la formazione del governo Draghi. Lo ha compreso Salvini e lo hanno compreso nel M5s ricollocandosi ed allineandosi immediatamente al nuovo ciclo, ma parliamo di due partiti dove le correnti sono più che altro spifferi, due partiti dove le scelte democratiche sono solo apparenza. Quanto accaduto nel PD invece dal senso all’apparenza di un partito lacerato dalle correnti, sempre pronte a spartirsi le poltrone a disposizione, questa volta piuttosto esigue, ma i segnali che si devono registrare sono più che positivi, nel PD c’è di base la reale democrazia interna retta dagli organismi statutari, c’è una pluralità di voci che rendono giustizia al concetto di partito, se queste voci le vogliamo derubricare a “correnti” facciamolo pure ma consapevoli che sono potatrici di istanze reali colte nel paese reale. Se ci illudiamo che la strategia di Mister 3% fosse quella di creare scompiglio all’interno del PD ci sbagliamo di grosso, i suoi sodali rimasti dentro il partito devono ora, con le dimissioni di Zingaretti, venire allo scoperto, palesarsi e farsi riconoscere per quello che valgono. Non si può recriminare al segretario di avere percorso una strada che avrebbe potuto riportare a casa gli elettori che in questi anni sono andati dispersi, che non hanno trovato nel più grande partito democratico e di sinistra gli argomenti necessari per attuare politiche di sinistra”.

 

Lino Di Tommaso

 

SHARE