Adorno non teme i nuovi tesserati nella corsa alla segreteria del Pd di Siracusa

Salvo Adorno non teme i nuovi tesserati del Pd ed ha idee chiare sui futuri rapporti che il partito dovrà avere con il sindaco Italia, con gli alleati di Centrosinistra e con i Cinquestelle. Adorno vanta un’antica militanza nella sinistra siracusana, una preparazione culturale e politica superiore a tanti altri “competitors” e fama di “dialogante intransigente”. Perché, allora, i Democratici non hanno accettato, di corsa e in massa come direbbe qualcuno, questa sua disponibilità a mettersi in gioco e a sacrificarsi per la causa? La risposta può sembrare paradossale, perché la sua candidatura è troppo perfetta. In pratica le resistenze sono legate al fatto che l’autorevolezza di Salvo Adorno, quale segretario provinciale del Pd, potrebbe mettere fine al caos determinatosi con le ormai lontane dimissioni di Alessio Lo Giudice e, quindi, rendere inutili tutti i tentativi di scalata al partito dei tanti pretendenti.

Professore Adorno il Pd siracusano assomiglia, dopo la scissione di Italia Viva, ad un arcipelago. Cosa si dovrebbe fare per unificare e trasformare le tante piccole isole in un soggetto unitario?

“Il tesseramento è andato molto bene, molti rientri e molte persone nuove che vedono nel Pd il partito che può dare identità al centro sinistra. Ripeto, molta qualità nelle adesioni, figure che hanno reti solide. Scorrendo i nomi dei tesserati leggo culture politiche diverse che coprono tutto l’arco del centro sinistra. Cosa fare per unificarle? Bisogna confrontarsi su quello che si vuole fare per il territorio: lavoro, ambiente, sviluppo, sanità, sport, formazione. Bisogna fare un esercizio di futuro, chiedersi come dovrà essere la provincia tra 10 anni, come la vogliamo. Bisogna fare un esercizio di presente, individuare le cose su cui agire immediatamente per rendere la vita della provincia migliore. E’ necessario lavorare sul progetto di territorio e sui programmi. Su questo si può trovare unità e anche se ci saranno posizioni diverse, saranno solo di tipo programmatico e non di corrente. Questa è la mia ricetta. Il PD se vuole vincere deve andare oltre le correnti, oltre le ambizioni individuali”.

Si parla di veti alla sua candidatura?

“Veti non mi risultano, forse competitori. Confrontiamoci sui programmi, sui progetti di sviluppo, sui valori fondativi, sulla forma organizzativa. La mia è una candidatura di Servizio. Non ambisco a nessun altro ruolo futuro e presente. Questa è la mia forza. Se il corpo del partito mi affiderà questo ruolo lo svolgerò concentrandomi unicamente sull’obbiettivo di recuperare credibilità e fiducia. Obiettivi politici semplici: far crescere giovani, dare spazio alle donne, riportare al centro del partito la provincia. La mia parola d’ordine è: un partito plurale, aperto, inclusivo. Non temo le diversità, anzi le auspico. Voglio il confronto delle idee. Chi mi conosce sa che queste parole sono vere. Chi non mi conosce scoprirà che lo sono. Il mio progetto ha bisogno di donne e uomini che accettino la sfida dell’impegno politico rivolto al bene comune”.

Sono mesi che il Pd deve indicare il proprio assessore al sindaco Italia. A questo punto è opportuno aspettare il congresso?

“Credo di sì. Siamo alle soglie del congresso farlo prima sarebbe azzardato. Francesco Italia capirà questa esigenza”.

Quali rapporti il Pd siracusano deve avere con gli alleati e con i Cinquestelle?

“A Siracusa bisogna ricostruire il Pd, ma anche il centro sinistra intendo le regioni dello stare in alleanza con Azione, Italia Viva, a la sinistra. Impresa ciclopica, ma non impossibile. C’è un interesse comune da parte di tutti a bloccare la destra sovranista.  Molto dipenderà dalle scelte nazionali. Se a Siracusa il Pd saprà restare unito potrà essere protagonista di un’alleanza ampia. Per quanto riguarda il rapporto con i Cinque Stelle, dialogo apertissimo con quelli che si riconoscono nel governo nazionale e nei valori del centro sinistra. Con le Sardine e con i movimenti civici, attivissimi nella provincia, posso solo dire che il Pd che mi immagino non ha mire egemoniche e rispetta l’autonomia dei movimenti, impara da loro e offre la sua esperienza e il suo punto di vista sul territorio.  Vengo dal movimentismo e conosco la sua forza e le sue debolezze. Ho militato nel Pd e conosco le sue debolezze e la sua forza”.

Lino Di Tommaso

 

 

 

 

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