“E’ il Sindaco del cambiamento quindi è scomodo per i partiti”, Giovanni Di Lorenzo difende Francesco Italia

Giovanni Di Lorenzo, da sempre accanto al Sindaco di Siracusa, rifiuta di fare salire Francesco Italia sul banco degli imputati quale unico e solo responsabile della crisi politica che attanaglia la città.

Tutti i partiti scagliano pietre verso il Vermexio. È il Sindaco il solo responsabile della crisi politico-amministrativa?

“Non leggo, in questi “disimpegni” connotazioni fortemente politiche. L’unica responsabilità del Sindaco è quella di essere un uomo libero e non ricattabile. Questo lo dimostra l’azione di cambiamento intrapresa dal giorno dopo il suo insediamento. Gare e non più proroghe, fine di molte clientele, di cui alcune anche storiche, percorsi di trasparenza e non soluzioni improvvisate per mantenere “legati”. Pensiamo a quanto si spendeva per le navette ed a quanto costano adesso, alla riduzione dei costi rispetto a molti servizi. Sono scelte, a volte scomode, rese ancora più difficili dall’anno di lockdown e dalla situazione pandemica, ma scelte necessarie per evitare il dissesto e per costruire una prospettiva, economica ed amministrativa, diversa. Non mi aspettavo certo, da parte di alcuni partiti, quelli che hanno colpevolmente taciuto su sistema Siracusa – oggi rinvigoriti e sempre presenti in maniera critica – di ricevere rose. Non avrebbe potuto essere altrimenti, ma dimenticare lo scempio che hanno determinato in Città ci restituisce la cifra esatta della considerazione che costoro hanno dei cittadini siracusani. Bisogna ricordare le origini dell’affaire Fiera del Sud, chi erano i protagonisti e chi, invece le comparse. Gli stessi che oggi hanno da ridire su ogni singola scelta dell’Amministrazione e del Sindaco che – lo ricordo – non amministra da solo. Discorso diverso è per i PD, dato che ne esistono diversi: quello di Adorno, quello di Marziano, quello dei DEM, etc. A proposito mi viene da chiedere a qualche autorevole esponente di questa realtà variegata, già a capo, in tempi passati, della società di gestione acque dell’epoca, se abbia avuto od abbia, o meno, interessi familiari all’interno della stessa o nel mondo sportivo. Se così fosse, capiremmo che non sono critiche politiche ma che lo stesso potrebbe nutrire un qualche interesse. Ed è solo un mio pensiero.   Quindi ritengo che la crisi sia della politica, a molti livelli, oggi più che mai”.

I partiti si augurano il ritorno del Consiglio comunale, sarà questa la panacea di tutti i problemi?

“Su quest’argomento abbiamo assistito, ed assisteremo ancora, ad atteggiamenti che avrebbero fatto impallidire anche Kafka. Prima si voleva addebitare la responsabilità in capo al Sindaco, poi additarlo come colui che non ha difeso un organismo che non ha saputo contare in Aula, diciamocelo pure. Ricordo ancora, il giorno dopo, all’aggiornamento della seduta, gli interventi di autorevoli esponenti che, convinti della scelta fatta – a loro dire – per difendere la libertà del ruolo, hanno poi fatto ricorso contro sé stessi. Secondo me la procedura applicata dall’Assessorato è corretta e legittima, nonostante le fantasiose ricostruzioni di emeriti di ogni tipo. Tatticamente non credo che molti ex consiglieri abbiano fatto bene ad esasperare i toni. Chi avvelena i pozzi è sempre responsabile di creare un clima di mancanza di serenità. Alla politica spetterebbe il compito di mediare e pacificare. Com’è andata è sotto gli occhi di tutti. Per un mero errore di calcolo la Città è rimasta senza Consiglio comunale. Le responsabilità sono – evidentemente – di chi era presente, ma anche di chi era assente, e di chi colpevolmente è uscito. Poi hanno fatto ricorso”.

Il Centrosinistra siracusano è a pezzi, va verso la disfatta alle prossime comunali?

“Da ormai più di cinque lustri non v’è pace, ma prima c’era il centrosinistra, oggi ridotto ad una sinistra divisa e litigiosa. Oltre i PD c’è qualcosa che sta più a sinistra, bisognerà capire cosa vale in termini elettorali e le regionali saranno il primo banco di prova. Ciò che manca è quel ruolo dei cattolici impegnati – il Partito Popolare per intenderci – che garantiva l’alleanza e la rafforzava. Poi c’è l’aggravante della “vocazione” a farsi del male. Le scelte del PD di questi ultimi giorni lo certificano. Non dico una bugia se affermo che senza Andrea Buccheri, indipendente candidato nella “lista a bicicletta” del PD alle ultime amministrative, questi non sarebbero stati rappresentati in Consiglio Comunale. L’unico atto che hanno saputo compiere è stato quello di “espellerlo”, benché non avesse rinnovato la tessera per l’anno in corso. Grande strategia politica che porta con sé una perdita d’identità di quei valori che avvicinano alla Politica. Se, poi, le voci che si rincorrono su un fronte civico con la candidatura dell’Avvocato Milazzo o dell’ex Presidente del Consiglio Comunale Scala, trovassero posto nella realtà, capiremmo come già da ora questo PD, e quello che c’è più a sinistra, stiano lavorando per riconsegnare scientemente la Città nelle mani del centrodestra, successe già nel 1999. Mi auguro che si possa ritrovare interesse nei processi e nelle scelte; che si possa convincere il partito degli astenuti a contribuire con il proprio voto a costruire una realtà diversa. Per questo, com’è sotto gli occhi di tutti, il momento attuale non è dei migliori. Transumanze e travestimenti, di convenienza e d’occasione, la fanno da padrone. E non è una bella cosa, dato che ognuno di noi ha una storia che tutti conosciamo. Questo PD, che è più debole di quello del 2018, dati gli abbandoni – e su tutti quello dell’unico deputato eletto – sta assumendo posizioni e compiendo scelte per favorire gli avversari, che forse non lo sono così tanto”.

Il Sindaco deve puntare a una giunta civica oppure c’è lo spazio per riprendere il dialogo con i partiti?

“Quali partiti, verrebbe da chiedere. Quei PD che ti chiedono il terzo assessore in cambio dell’appoggio, invece di chiedere e contribuire alla condivisione del programma elettorale? Se pensiamo che nel 2018 il PD arrivò quarto con Moschella candidato, e con tre liste su quattro messe in campo dalla componente Foti-Cafeo, oggi nella Lega, comprendiamo che non v’è stato un percorso di rafforzamento dei PD e del centrosinistra tutto. Percorso che avrebbe dovuto vedere il proprio compimento sui grandi temi sociali e della politica, non cercare di utilizzare la Giunta del Comune capoluogo per ottenere una pacificazione interna e per poi occupare le caselle dei candidati alle nazionali od alle regionali. Il percorso da compiere era esattamente all’inverso da quello che è stato compiuto ma – evidentemente – le partite interne valgono più del Governo del capoluogo; valgono più della costruzione di un percorso di crescita civile; valgono più della costruzione di una coalizione di cui il PD dovrebbe essere la motrice. Ho letto, in questi giorni, la posizione di un ex deputato regionale, oggi padre nobile di una componente di questo PD. Consigliava la scelta di un candidato diverso, lui che ha perduto tutte le competizioni alle quali si è candidato. La Giunta, a mio modo di vedere, ha necessità di essere un reale pezzo di Città che si occupa di amministrare. I luoghi della politica – se ancora esistono – sono altri. C’è bisogno di un colpo di coda necessario a non riconsegnare la Città nelle mani di tutti quelli che hanno favorito, con le loro scelte, Sistema Siracusa. E’ necessario farlo mettendoci la faccia, sempre. Con o senza i Partiti o quello che gli stessi rappresentano in Città, e l’importante è assumersi le responsabilità di Governo, non creare le condizioni per certe restaurazioni”.

Lino Di Tommaso

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