Sicula Leonzio, l’ira di Leonardi: “Potrei anche andarmene”

Il presidente della Sicula Leonzio Giuseppe Leonardi

Sicula Leonzio senza pace. Alla vigilia della gara con la Paganese, riecheggiano le frasi choc del presidente Giuseppe Leonardi. “C’è diffidenza, silenzio, negatività. Io sono ancora in tempo per andarmene. Nessuno mi obbliga – dice Leonardi – a fare calcio in questa piazza calcistica. Se questa proprietà non è desiderata ce lo dicano. Questo stadio cade a pezzi e il Comune mi ha dato in affidamento uno stadio abbandonato e che cade a pezzi e che necessita di continui interventi. Nessun privato andrebbe a investire sulle torri faro che ribadisco non è come accendere una lampadina”

Uno sfogo, quello del presidente della Sicula Leonzio, per ribadire i sacrifici compiuti dalla proprietà per rendere agibile il Nobile. Lo stadio di casa dei bianconeri è privo di illuminazione pubblica e senza le torri faro la Lega Pro non fa disputare le partite. Da qui la decisione di trasferirsi a Catania. Ma al Massimimo, la Sicula Leonzio può ospitare solo pochi intimi.

“La Questura ci ha concesso 80 biglietti, quasi tutti venduti. La richiesta – dice il presidente della Leonzio –  è tantissima, poi cercheremo di far capire alla Questura e agli organi competenti che è inammissibile tenere uno stadio chiuso per ordine di pubblico. Non c’è una motivazione perchè lo stadio “Massimino” sia solo agli abbonati o agli 80 tifosi”.

Leonardi blinda, ancora una volta, Pino Rigoli nonostante la crisi di risultati

“Rigoli è il nostro allenatore, ce lo teniamo stretto, domenica abbiamo una gara da vincere, una battaglia. Domani la Leonzio vuole i 3 punti, sembra che la Leonzio sia terra di conquista e non è cosi. Le partite – dice Leonardi – vanno sudate. Chiedo ai ragazzi la rabbia, la voglia. Io parlo poche volte allo spogliatoio”.