Per Italia e Reale un tuffo nelle antiche liturgie del passato

La somma di due poteri deboli non fa un potere forte. A due anni dall’elezione di Francesco Italia a Sindaco di Siracusa i conti della politica non tornano. La conclusione della querelle amministrativa-giudiziaria sulla validità delle elezioni amministrative di due anni fa avrebbe dovuto “regalare” alla città una situazione di certezze, almeno in prospettiva: il Sindaco e la giunta chiamate ad amministrare senza la spada di Damocle dell’intervento giudiziario, i partiti ed i movimenti di opposizione a controllare gli atti e ad avanzare proposte e progetti futuri. Due avvenimenti hanno invece fatto riprecipitare la politica siracusana nel passato.

La visita in città, con tanto dichiarazione, del leader nazionale di Azione Carlo Calenda sul futuro del Sindaco Italia: “E’ il candidato ideale per avere un ruolo in Parlamento”. Come in passato, prima la candidatura al Parlamento, poi l’amministrazione civica. In soldoni, il Sindaco Italia non si ricandiderà per un secondo mandato e probabilmente non porterà a termine neppure questo. Se questo non è un indebolimento del ruolo del Sindaco. Invece Italia dovrebbe governare, fra l’altro senza consiglio comunale, solo ed esclusivamente per il presente ed il futuro della città. Del resto l’impasse in cui è caduto il tanto strombazzato rimpasto della giunta, la dice lunga sulle difficoltà di voltare pagina con il passato e di fare qualcosa di diverso, di nuovo per Siracusa.

L’altra debolezza l’ha provocata l’opposizione. Aveva tre anni di tempo per riorganizzarsi e proporre una sua proposta alternativa a quella del Sindaco Italia. Invece il Centrodestra cosa ha fatto? Si è affidato a Paolo Ezechia Reale, sconfitto nelle ultime due competizioni amministrative da Giancarlo Garozzo e Francesco Italia, per costruire il futuro. Un altro tuffo nel passato, una sorta di “dèjà vu” che non lascia ben sperare. L’altra opposizione, i Cinque stelle, già da tempo divisi, si sono chiamati fuori, preferendo impegnarsi in una sorta di autoanalisi interna dall’esito incerto.

Com’è noto il consiglio comunale eletto due anni fa ha fatto lo scorso mese di novembre harakiri, un’assemblea a maggioranza di centrodestra, governata proprio dai due ideatori del consiglio comunale-giunta ombra, cioè da Paolo Reale e Michele Mangiafico. Così il Centrodestra siracusano, almeno la gran parte, si è ricompattato con alcuni dei consiglieri decaduti e con i leader dei movimenti, il commissario provinciale di Fi Bruno Alicata, Paolo Cavallaro per FdI e Vinciullo per la sua lista. L’unica novità, se così si può definire, è stata il ritorno del figliol prodigo Franco Zappalà. Quindi si tratta di una proposta già vista in passato e che non ha portato alcun bene ad una coalizione che ha dimostrato di avere i numeri, cioè la maggioranza dei voti, ma non i candidati, per governare.

In tanti rimpiangono il passato recente di Siracusa dimenticando che l’industrializzazione è stata subita e non governata dalla politica, così come la turistificazione di Ortigia, dovuta più all’intraprendenza dei privati che al governo della città. Allora evitiamo di guardare indietro con nostalgia, riproponendo vecchi schemi, e guardiamo al futuro. Magari sarebbe necessario porsi qualche domanda su cosa dovrebbe essere, e non è, Siracusa.

Lino Di Tommaso

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